San Giuseppe Vesuviano – Ad un anno dalla riapertura dopo la ristrutturazione la Parrocchia di S. Maria la Pietà è tornata ad ospitare la suggestiva scultura che rappresenta un uomo con le braccia aperte e le palme delle mani rivolte verso il basso. L’opera del maestro Luigi Franzese era stata rimossa da quella che era stata la sua sede naturale. Fu realizzata per volontà del compianto parroco Don Francesco Cunto, che all’epoca l’aveva commissionata all’artista sangiuseppese.
Dopo l’arrivo il neo parroco don Francesco Feola, nuovo dell’ambiente scalese e preso da mille incombenze, nonostante tutto, ha mantenuto l’impegno di impreziosire la bella Chiesa con la suddetta opera.
“La materia, l’uomo il mistero” è stata collocata sul Battistero, alla sinistra dell’entrata della suggestiva chiesetta vesuviana.
L’artista sangiuseppese e suoi tanti estimatori plaudono alla felice sistemazione dell’opera. A Franzese era stata prospettata anche la possibilità di esporre la sua opera presso il museo di arte moderna del Vescovado a Nola.
“Ringrazio la curia nolana – spiega Franzese, visibilmente felice – ma l’opera l’ho donata alla Parrocchia di S. Maria la Pietà e secondo me è giusto che stia lì. Un artista ci mette passione e sofferenza nella creazione di un opera e sente visceralmente quale debba essere la sua collocazione più appropriata”.
“Non ho fatto nulla di straordinario – spiega il parroco – dopo aver letto le carte e consultatomi con la Curia Vescovile di Nola – ho semplicemente ottemperato ad una passata volontà. Ritengo sia bello che i nostri fedeli possano ammirare nella loro chiesa l’opera di un loro compaesano”.
“Don Francesco è una persona di profonda sensibilità–aggiunge Franzese – sin dal primo incontro mi sono sentito a mio agio. In quella circostanza una forte emozione mi scosse perché sentivo di essere capito e di conseguenza tutta la mia fiducia, senza ombra di dubbio, si aprì a Don Francesco. In più lo ringrazio perché l’opera è stata trattata con il rispetto che meritava sotto il profilo religioso ed è in ottimo stato di conservazione. I fedeli si dicono incuriositi da questa opera sui generis? Si, perché si tratta di un concetto nuovo e rivoluzionario di porgere Cristo all’umanità a distanza di 2000 anni – spiega il suo autore – E’ un Cristo che non porta con sé il peso della materia che era il suo corpo e ne i segni della sofferenza ma spingendosi fuori dalla superficie che lo ha generato e rimanendo ancorato in un solo punto-la terra- sembra aspettare qualcuno che l’abbracci e quindi è proiettato verso il mondo”.
Franzese con “la materia, l’uomo, il mistero” ha messo in pratica la tridimensionalità che lega pittura scultura e architettura. La creazione, oggi conservata in S. Maria la Pietà, ha l’originalità di far fuoriuscire il disegno dalla scultura, così che lo spazio, creatosi tra la sagoma e il piano, da luce a tutta la scena e un suggestivo campo visivo si apre al fruitore. Non a caso per questa opera Franzese ricevette gli elogi per iscritto della Città del Vaticano.
Le opere di Luigi Franzese sono conservate in diversi musei e collezioni pubbliche, i suoi lavori sono di crescente interesse dei critici d’arte anche di livello internazionale. E oggi ancor di più per noi vesuviani è un vanto poter ammirare a due passi da casa una delle fatiche più rappresentative di questo artista bravo e schivo, ma indissolubilmente legato alla sua gente.