Non è vero che la storielle del passato sono vecchiume da consegnare ad una stanca memoria; qualche volta tornano utili, anche se come allegoria per parlare di altro. Mi hanno raccontato che, qualche tempo fa in un paese che non so neppure se esiste), un prete affascinante, gran predicatore ma con qualche tendenza all’evasione da un illogico ed innaturale precetto canonico ancora oggi in vigore, si fosse invaghito di una bella donna. Forse non bella ma comunque molto desiderata dal nostro.

Come spesso può accadere la passione, nel nostro caso esasperata dal blocco talare, può far perdere il distinguo tra il sacro ed il profano fino a spingere al superamento di più di un limite. Ancora di più, se il superamento del limite non era disdegnato dalla destinataria. Doveva trattarsi di una donna, oggi diremmo, di spirito libero, un po’ strafottente di limiti convenzionali, che metteva un pizzico di sfizio per condire la sua libertà e dominare gli avvenimenti.

E nel caso, non disdegnando le plurime profferte, anzi ne era in qualche modo anche divertita, volle testare la profondità della passione da cui era raggiunta. “Va bene; verrò a letto con te (poiché di questo si trattava) a patto che mostrerai il tuo infuocato strumento per tre volte durante la prossima predica”.

Furono i limiti e le condizioni con cui esplicitò la sua condiscendenza. Il poveretto, si fa per dire, non si preoccupò del buco (in senso allegorico) troppo stretto per il quale doveva passare, ma accettò la sfida un po’ perché ne tira di più … che un paio di buoi, ed un po’ perché la prospettiva eccitava la sua fantasia e capacità di inventiva.

Per nulla apparteneva a quella sparuta minoranza di persone acculturate, con i suoi studi per prendere messa, in una gran massa di brava gente ma ignorante. Figurarsi poi un eccellente predicatore come lui capace di trascinare i fedeli con la ricchezza dell’eloquio, la passione e l’incanto che sapeva suscitare con le sue parole. Forte delle sue riconosciute qualità, accettò la sfida eccitato dalla prospettiva di una avventurosa notte ma anche di saggiare le sue capacità di superamento di tutti gli ostacoli per stare con una donna, e che donna, capace di mettere sale e pepe sull’insalata.

E venne il giorno della prova. La predica era stata largamente pubblicizzata; la chiesa era piena di fedeli pronti a fasi incantare dalle parole del predicatore; e, in fondo alla sala, anche la donna in attesa di verificare il superamento della prova.

Il nostro aveva adottato alcuni accorgimenti utili alla bisogna: fatto sistemare un grande crocifisso sul lato opposto della sua postazione, praticato un foro nella parete di legno del pulpito e indossato una larga tonaca, unica copertura delle sue essenze fisiche.

“Per i tuoi peccati nostro signore Gesù Cristo ha affrontato il supremo sacrificio e le torture nella sua carne; guarda o popolo i segni della sofferenza sul suo volto”. E tutti girarono gli occhi, e la testa, verso il crocifisso, dando al predicatore la possibilità di non essere notato nella sua prima esibizione attraverso l’apposito buco. “Sono i tuoi peccati le punte di quelle spine che offendono la fronte di Cristo; popolo, guarda il sangue che cola sul viso”. Di nuovo gran giramento di teste e nuova esibizione per l’apposito buco. E due conteggiò la donna dal fondo della chiesa, più occupata a verificare la sua attrattiva che alle cose della fede.

Disgraziatamente si era seduto presso il pulpito un vecchietto un po’ particolare: non era un gran fedele, anzi in gioventù era stato un gran bestemmiatore pronto ad addebitare ai santi tutti gli accidenti che gli capitavano, contestava i preti che non lavoravano e se la passavano meglio di lui che si faceva un mazzo tanto, disprezzava quelli che, anche a quei tempi, in chiesa si confessavano e si battevano le mani al petto e fuori riprendevano a rubare, imbrogliare e fare tante altre cose non tutte riferibili al prete perché forse non li avrebbe assolti. Poi, il passar degli anni, l’avvicinarsi della inattesa ospite, e l’ignoranza di quello che gli sarebbe capitato dopo, lo avevano indotto a stipulare una sorta di assicurazione sul futuro, prendendo a frequentare la chiesa.  Se, ragionava, dopo la morte c’è qualcuno o qualcosa meglio trovarsi con il credito.E naturalmente poco si faceva trascinare dal fuoco delle cose sacre aspettando soprattutto l’ite missa est.

Per tale ragione, non avendo seguito i giramenti di teste, e si era accorto di qualche cosa di strano in coincidenza della prima esibizione, ed ignorando del tutto il contesto, non voleva credere ai suoi occhi, ritenendo l’intravisto molto oltre le sue più salaci battute sui preti. E si mise di punta ed, alla seconda esibizione, ebbe conferma della sua impressione.

“I tuoi peccati sono tanti colpi di martello che hanno conficcato i chiodi nella carne di nostro signore; popolo, guarda i chiodi che lacerano le membra di Gesù Cristo”. Al che il vecchietto, con mossa a sorpresa e repentina afferrò l’esibito e a sua volta richiamò l’attenzione dei fedeli gridando: popolo, po’, questo è un chiodo o…

Per la verità la frase mi è stata raccontata per intero, ma mi astengo dal riportarla per rispetto al sentimento di quanti, pochi o molti, a torto o a ragione, separano le cose della religione dai comportamenti dei suoi rappresentanti. Non posso dire come andò a finire; se vi fu clamore, se intervenne la gerarchia ma soprattutto se la terza esibizione, seppure pubblicizzata oltre il voluto, venne ritenuta valida ai fini della contesa; perchè non me lo hanno detto.

Ma poco importa; anzi la storiella è molto pregnante perchè offre alcune considerazioni ancora oggi utili: qualche volta si usano in maniera volgare e strumentale valori, principi e sentimenti, per conseguire interessi privati. Nel caso esposto il seguito è insignificante poiché attiene ad un umanissimo prurito, anche se pretesco.

Ma può capitare che qualcuno per televisione, per trenta volte al giorno, affabula di diritti, eguaglianza, libertà e tu lo segui con gli occhi, tutto estasiato, non ti accorgi che parlava solo dei suoi diritti, della sua libertà e dei suoi interessi; in culo ai tuoi. Noi ridurremo le tasse; ed i pensionati, le massaie, i riottosi pronti a gioire e supportare. Solo dopo si accorgono che gli ospedali non sono efficienti, la scuola boccheggia, l’assistenza si immiserisce, aumenta la luce, il gas, la benzina e i trasporti, le strade vanno in rovina. Noi (è solo un plurale maiestatis; non una volontà così detta collegiale) difenderemo la sfera privata dei cittadini; e così vogliono impedire le intercettazioni disposte dal magistrato solo per non far sapere, né al magistrato né ai cittadini, quante mazzette si contrattano, come si affidano gli appalti, come si fa vincere un concorso ad un amico buttando fuori un giovane, il migliore, che non è leccaculo. E così ci troviamo primari ospedalieri buoni a tagliar le unghie, professori di mandolino messi ad insegnare nelle università e/o nei licei, dirigenti amministrativi con lunghe pause caffè, unica cosa cui mostrano grande abilità.

Ed il cittadino, che al massimo ha dato uno sguardo ad una bella ragazza che passa per strada e se ne vanta con un amico, applaude e consente perché ha paura che la moglie lo venga a sapere con una intercettazione. Ma quando i cittadini la smetteranno di girare la testa dove vengono invitati; ma quando arrivano i vecchietti capaci di dire: popolo, po’ questo è un chiodo o