SAN GIUSEPPE VESUVIANO - Il metallo che non si piega. Così come non cedettero i due eroi ai quali San Giuseppe Vesuviano ha inteso dedicare un Largo nel centro del paese. Falcone e Borsellino Miti Matti della nostra epoca. Ho impiegato in po di giorni prima di vedere da vicino l’opera del nostro concittadino Luigi Franzese. Volevo essere da solo, lontano dal trambusto, dalle voci, dai suoni e coglierne in silenzio l’effetto che avrebbe fatto su di me.
Non avevo dubbi e così è stato, davanti a l’uomo, il coraggio, lo spirito vi ho scorto il Franzese che conosco. Lo spirito introverso ma libero, il viscerale rapporto che lui ha con la sua terra, la sua simbiosi artistica con la materia. L’acciaio da lui utilizzato ti da l’idea del movimento. Il metallo che muta continuamente, quasi rispondesse sfidandoli all’insulto degli agenti atmosferici.
Forse non è stato lo stesso per i nostri due Miti Matti? Sfidare, brandendo la bilancia della giustizia in risposta agli insulti del malaffare. Forse è ciò che Franzese ha scorto nella vita di Falcone e Borsellino e lo ha voluto rappresentare nella sua scultura. Forse. Sicuramente però la sua opera non vuole certo rappresentare uno degli emblemi della legalità. Sarebbe troppo riduttivo per un artista del suo calibro, in risposta all’invito di chi gli ha commissionato questa scultura, se la intendesse come uno dei simboli della legalità a memoria dei posteri. Un artista non può fare ciò.
I simboli sono semplicemente astrazione. La legalità è tale solo se reale e non simboleggiata in un monumento per l’immaginario collettivo, per l’emozione di quel momento. La legalità va praticata quotidianamente. E Franzese in quel luogo ha posato dei materiali in movimento, simboleggiato il nulla di statico.
L’acciaio speciale utilizzato per l’uomo, il coraggio, lo spirito a me rappresenta il Franzese artista vero, di livello internazionale. Lui come ogni grande artista vive tutti i ciclici conflitti con la sua terra, fuggirne lontano, anche stando rintanato nel suo laboratorio, a contatto con la campagna vesuviana. Eppure è la stessa terra dello sterminator Vesevo profondamente amata, perché soggetto perenne della sua opera.
Il suo modo di essere lo fa apparire sfuggente, timido, quasi intollerante e, invece, la sua pittura e scultura ci narrano quanto lui sia in grado di essere caloroso, affettuoso, amorevole. Franzese non è un bravo imbonitore, non è un pittore su commissione, è uno spirito libero, una mano sciolta. Proprio per questo, ad oggi, il filone della sua miniera artistica è stato inesauribile.