San Giuseppe Vesuviano - Le buche nelle strade fanno ormai parte dell’arredo urbano. Ne parlavano i consigli comunali degli anni ‘70 e ‘80. Spesso gli anziani sulle panchine di piazza Garibaldi, ricordavano con nostaligia la gestione dittatoriale dell’epoca fascista di quando le strade venivano costruite per durare. Li denunciava l’Associazione Scansafossi, di Leonida Ambrosio, già nel periodo post terremoto. Oggi a più di trent’anni tutto sembra immutato: i fossi sono sempre all’ordine del giorno.
L’ufficio stampa del Comune ha diramato il bollettino n. 6 dell’8/01/2011 nel quale annuncia un importante accordo fra l’amministrazione Ambrosio e il Commissario di Governo gen. Jucci responsabile dei lavori di posa in opera dei tubi delle fogne che negli ultimi tre anni hanno distrutto le già martoriate arterie sangiuseppesi.
Dal cappello del sindaco è uscita un’idea rivoluzionaria: rifare le strade in partecopazione con il Commissariato di Governo, loro asfaltano il tratto interessato dallo scavo e noi tutto il resto. Stupefacente! Dice il sindaco: “Quando il sistema fognario verrà completato e i lavori del manto stradale entreranno in pieno regime, la viabilità nella cittadina sarà finalmente un beneficio per l’intera popolazione”.
Per dovere di cronaca bisogna fare un passo indietro e tornare al 16/03/2010 quando dall’ufficio servizio LL.PP. (arch. Giaccio) proprio sul disastro dei fossi, esce un’accordo in cui Comune e il Commissariato di governo (gen. Jucci) si dividono le strade da asfaltare completamente, i Commissari individuano anche i fondi in euro 445.031,16, fondi avanzati da precedenti mutui del Comune e giacenti inutilizzati. I lavori però, nonostante la delibera n. 93 del 16/04/2010, mai partiranno, perché il TAR rimette in sella la giunta Ambrosio.
Ora il Comune lancia questa presunta idea risolutrice del problema che forse nasconde la vera natura della faccenda e cioè, le gare organizzate a seguito della delibera n. 93 dei Commissari sono giunte al termine e quindi si può partire con i lavori e la giunta intende prendersene la paternità. Il solito italico gioco delle parti.
Mimmo Russo