San Giuseppe Vesuviano - Tifoso fu ferito da un petardo durante una partita di calcio. Otto anni dopo la sentenza di risarcimento. Gli spettano circa 200 mila euro ma non si sa se mai li avrà. Era una domenica speciale per Antonio Luongo. Stava per assistere al derby tra la sua squadra del cuore, il Terzigno, e la Sangiuseppese nella serie dilettanti.
Lo stadio era il Comunale gremito di spettatori. Nel settore dedicato ai tifosi del Terzigno non c’era posto ed Antonio era nel settore della squadra avversaria nei pressi della recinzione.
Il tifo era da mondiali di calcio. I cori rimbalzavano da una parte all’altra.L’atmosfera era adrenalinica.
All’improvviso la giornata si è tinta di rosso, rosso sangue. Un tifoso, anche se definirlo così è un offesa per i tifosi veri, aveva lanciato un petardo che era esploso nei pressi di Antonio. Una scheggia lo aveva colpito all’occhio ed il sangue usciva copioso. C’erano stati momenti di panico. Poi la corsa alla vicina clinica Santa Lucia. Ma la situazione era apparsa subito grave e veniva quindi disposto il ricovero d’urgenza presso l’ospedale napoletano Cardarelli. Ma non c’è stato niente da fare ed Antonio perse l’occhio.
Antonio riuscì a superare i momenti bui seguiti all’incidente grazie all’amore della ragazza e dopo un pò decisero di sposarsi. Nel frattempo si diventa razionali, si vuole giustizia. Vengono quindi chiamati alle loro responsabilità il Comune di San Giuseppe Vesuviano, proprietario del campo sportivo, e la F.C. Sangiuseppese, gestore del campo.
Si susseguono le perizie, le indagini. Si ascoltano le parti ed i testimoni. Il tempo trascorre inesorabile. Antonio è tagliatore specializzato e lavora presso una fabbrica di abbigliamento della zona. Sarebbe meglio dire lavorava. Ora la fabbrica ha chiuso ed i proprietari ne hanno aperto un’altra al CIS di Nola. Ma non c’è più posto per Antonio. Ma si spera sempre nella giustizia.
Ed alla fine la giustizia si pronuncia. Il 22 Aprile 2008 il giudice Caccaviello emette la sentenza. Apprendiamo così che il Comune non è responsabile per l’accaduto. Non era suo l’onere della sorveglianza della struttura ed aveva inoltre comunicato correttamente alla Sangiuseppese la capienza massima consentita dal campo sportivo.
Viene ritenuta invece colpevole la F.C. Sangiuseppese nella persona del suo legale rappresentante pro tempore Nino Domenico. Ma il danno non sarà mai pagato dalle società di assicurazioni Assitalia e Sai, con cui la F.C. aveva stipulato le polizze. Queste ultime consideravano una affluenza massima di 800 persone, tante quante ne prevedeva il campo sportivo. Il contratto non era applicabile. Ed allora chi dovrebbe pagare ? Il signor Nino Domenico è un pensionato delle ferrovie. Ma per scongiurare anche questa remota possibilità, la F.C. ha deciso di ricorrere in appello.
Il povero Antonio si sente tradito. Dai tifosi che nutrivano la sua stessa passione, anche amici, perchè non hanno avuto il coraggio di isolare ed indicare il colpevole dell’insano gesto. Dagli organi sportivi di controllo che non hanno verificato preventivamente il rispetto degli obblighi della società di calcio.
Dalle istituzioni che permettono la legale rappresentanza di una associazione sportiva a persona che non risponde di nulla. Dalla Sangiuseppese che ha voluto risparmiare sui costi delle polizze di assicurazione giocando sulla pelle dei tifosi.
Ma quello che è successo ad Antonio potrebbe succedere ad ognuno di noi. Ogni volta che assistiamo ad una partita, andiamo al cinema, usiamo un mezzo di trasporto pubblico compiamo un atto di fede.
Inconsapevolmente ci affidiamo a persone che si spera abbiano ottemperato bene ad i loro obblighi. Ma la cronaca è piena di esempi che ci dicono il contrario. Ed allora ognuno di noi dovrebbe farsi portatore di questo messaggio. Ma non con le parole. Con i fatti. Iniziamo ad essere consapevoli che, anche noi, nel nostro piccolo abbiamo responsabilità nei confronti del prossimo. Ogni volta che stiamo per dire “Va bè che fa” riflettiamo. La nostra azione potrebbe avere conseguenze negative per altre persone ? Per non rendere Antonio uno dei tanti che paga colpe non sue, ma una eccezione.