San Giuseppe Vesuviano - L’amministrazione comunale torna e lancia accuse contro: “tutori dell’ordine, pezzi deviati dello Stato e consiglieri comunali”, e una battuta é riservata all’informazione: “ … un grosso problema è stato lo sterco giornalistico, ma ho 5 anni di tempo per l’azione civile …” . Sulla platea, in consiglio comunale, era calato un silenzio tombale, i giornalisti presenti in sala si guardavano disgustati da un tal modo di comunicare e anche i cittadini presenti sentivano il peso di quelle “minacce”. Verrebbe voglia di rispondere: come é difficile il giornalismo ai tempi dello “sterco”. Poi ci ricordiamo del nostro ruolo e così ci siano documentati su quando il giornalismo, invece, era veramente uno sterco ed era utilizzato solo a fini di potere.
Per chi non lo ricordasse Il Resto del Vesuvio è stato un giornale a tiratura locale stampato nel periodo in cui il dottor Ivan Casillo era sindaco (1997-2002). Siamo riusciti a trovare una copia del settembre 1999, non sempre si conservano cose utili, ma questa, per l’occasione, lo é fin troppo. Su questo foglio si fece una campagna di stampa diffamatoria all’indirizzo dell’allora sindaco Casillo dipingendolo con la testa di maiale, o’ puorco. L’articolo pubblicato in prima pagina, letto con gli occhi di oggi è molto interessante, parla delle difficoltà della Sangiuseppese a utilizzare il comunale di via Mattiuli, perchè il sindaco non era d’accordo a far giocare la squadra su di un campo non a norma.
Un altro articolo di prima pagina titola “Indagati sindaco e giunta” , questo pezzo di alto giornalismo a firma di tale Mario Casillo (?), chiede al sindaco Ivan Pasquale il pagamento della fattura degli onorari degli avvocati che avevano difeso l’Ambrosio Antonio Agostino nella causa dello scioglimento per infiltrazione camorristica del 1993. L’estensore del pezzo asseriva che l’ex sindaco era “stato assolto perchè il fatto non sussisteva” e che quindi aveva pieno diritto ad essere risarcito. Sempre con fare fin troppo pressante faceva cenno a denunce a Prefetto e Corte dei Conti nei confronti di sindaco e giunta, definendolo “… Ivanuccio …” , in modo spreggiativo. Sempre con il senno di poi va ricordato che nel 2006 con delibera di G.C. n.269 ” … e grazie al parere scriteriato dell’avvocato Renzulli … e su proposta dell’assessore al contenzioso Francesco Santorelli …” (cito testualmente relazione Procura Corte dei Conti del 23/07/2008 a firma del Sostituto Procuratore Generale dottor Aurelio Laino) la Giunta comunale presieduta dal vice sindaco Gianniniello Giugliano, provvedeva a regolare una fattura per onorari degli avvocati che avevano difeso il sindaco Ambrosio A.A. e il suo assessore alle finanze Arcangelo Ambrosio per un importo pari a euro 71.949,28. In seguito ad accertamenti e una denuncia da parte di Franzese del Pd, il maltolto era stato richiesto indietro dalla Corte dei Conti in quest’ordine: euro 23.983,00 a Santorelli e Renzulli, mentre a Giugliano, Gennaro Ambrosio, Sepe e Giuseppe Casillo solo euro 5.995,77. Va notato che l’avvocato Renzulli ha già pagato la sua quota patteggiando ed uscendo dal procedimento, non si conoscono le reazioni degli altri.
Leggendo tutto il giornale è un continuo irridere e mortificare il sindaco Casillo e la sua giunta da parte di tutti i giornalisti de il Resto del Vesuvio, in particolare un nome spicca si eleva su tutti per sua foia, tale Stefano Perris, (all’epoca secondo gli assessori Catapano e De Lorenzo, pseudonimo dietro il quale si celava proprio Tonino) grande cultore di “strategia politica” (sic!). Allora si sarebbe dovuto chiedere: ma all’epoca dei fatti la direttrice responsabile de Il Resto del Vesuvio, si era mai posta la domanda di cosa avrebbe potuto pensare lei, se qualcuno avesse pubblicato su un giornale, in modo così irridente, la foto del marito raffigurato a mo di maiale? E di cosa avrebbero potuto pensare i suoi figli a vedere una cosa del genere riferita al padre su di un giornale? Perché se fosse sfuggito a qualcuno il dottor Ivan Casillo era ed é uno stimato professionista, felicemente sposato, ha dei figli, esattamente come altri politici locali.
E’ pur vero che in Italia chi esprime un opinione è ancora tutelato e protetto dagli articoli 3 e 21 della Costituzione, almeno fino a che questo governo non metta mano anche a questa parte della legge, ma quelle che apparivano su Il Resto del Vesuvio potevano forse essere paragonate a semplici opinioni o al diritto di cronaca?
Verrebbe da chiedersi ma se in tutti questi anni questo sterco giornalistico non é stato passibile di querela, a cosa dovrebbero servire i cinque anni ai quali il nostro farebbe riferimento per ripulire il paese dallo sterco di giornalismo? O non sarebbe invece il caso di chiedersi se non sia stata una vera schifezza, anzi merdata il comportamento di coloro che, all’epoca, al culmine di una overdose di arroganza, diedero alle stampe un calendario che riportava per ogni mese dell’anno l’effige di un puorco in vari atteggiamenti e chiaramente riferito ad una persona perbene, che in quella fase godeva di un mandato popolare? Perché un amministratore deve si mettere in conto, per ciò che rappresenta, la durezza della stampa nei suoi confronti, ma assolutamente mai e poi mai ricevere la mancanza di rispetto personale.
Leonida Ambrosio
Mimmo Russo