ROMA - Perché Mario Moretti, “esecutore materiale” dell’uccisione di Aldo Moro, gode del regime di libertà vigilata “dopo appena 13 anni di carcere” e “soprattutto senza aver mai rivelato nulla circa la sua attività sovversiva passata, nonostante i misteri che ancora la circondano?”.
Se lo chiede la Civiltà cattolica nell’editoriale del prossimo numero, dedicato ai 30 anni dell’assassinio di Aldo Moro, “un maestro di democrazia e un politico di alto profilo”. Moretti, “per sua stessa ammissione” assassino di Moro, nonché colui che condusse l’interrogatorio, condannato a sei ergastoli, “dal 1994 - rimarca la rivista romana dei gesuiti le cui bozze vengono riviste dalla segreteria di Stato vaticana - é in libertà condizionata”. “Non abbiamo dubbi - afferma l’editoriale - sulla correttezza legale delle decisioni prese dalla magistratura, forse troppo formali, ma meno sensibili ai diritti dei familiari delle vittime a conoscere la verità o almeno la sua parte sostanziale, e comprendiamo l’atteggiamento di Moretti, che non ha mai detto una parola significativa sullo svolgimento del caso Moro”. “Non riusciamo però a capire - argomenta il quindicinale dei gesuiti - come in un Paese democratico il responsabile del più pericoloso attacco allo Stato avvenuto nella sua storia, per di più condannato a sei ergastoli, possa ottenere la libertà vigilata dopo appena 13 anni di carcere, soprattutto senza aver mai rivelato nulla circa la sua attività sovversiva passata, nonostante i misteri che la circondano”. Fonte ANSA
Tutto giusto e corretto quanto si chiede Civiltà Cattolica! Moretti come altri deve non dovrebbe scontare l’intera pena. Ma mi chiedo. Le suore e i preti coinvolti quali intermediari e postini in contatto diretto con i B.R. e l’istituto Hyperion di Parigi —suggeritore e coordinatore politico del caso Moro— dove sono perchè non dicono anche loro tutta la verità, tutto quello che avevano da dire lo andavano a riferire soltanto a Cossiga? Mentre Paolo VI soffriva e né morirà per l’amico Aldo Moro.
Luigi Ambrosio