Terzigno - Per anni politici corrotti ed imprenditori senza scrupoli hanno sotterrato di tutto nei valloni del Vesuvio e del Monte Somma. Il “fosso” più vicino a noi era quello di Ottaviano alle spalle del rifugio Spartaco. Poi c’erano le immense cave di Somma Vesuviana che per decenni hanno appestato la zona dei Seggiari con i loro miasmi ed infine, per restare sul nostro versante, le cave di Terzigno. Di tutta questa rete di discariche più o meno legali, oggi è aperta solo quella ex Sari nel Comune di Terzigno gestita dall’Alto Commissariato per l’Emergenza Rifiuti.
Questa che si vede nella foto è la cava dove da giugno scorso buona parte della Provincia di Napoli scarica il suo secco indifferenziato. Una serie di cartelli arancione impediscono di avvicinarsi, militari e poliziotti armati fino ai denti sorvegliano il viavai di grossi camion che dalla via Zabatta raggiungono la cava e scaricano tonnellate di rifiuti e materiale inerte per coprire il tutto.
Avvicinandosi da una stradina laterale lo spettacolo è impressionante, sembra uno stadio di calcio dove invece di giocare a pallone, grossi buldozer spianano la terra sopra al materiale scaricato durante il giorno. Il puzzo insopportabile che ammorba l’area, ricorda i primi anni ottanta quando la discarica La Marca rendeva l’area irrespirabile fra i Seggiari e Rione Trieste, oggi come allora la gente si gira dall’altra parte e pensa ai fatti propri.
Due signori in abiti civili con un PC portatile armeggiano vicino ad una centralina per il controllo dei fumi. Abbozzare qualche domande su dimensioni e capacità della cava, su quanto materiale scaricano al giorno e se hanno in progetto di aprire un altro invaso è inutile. La risposta è perentoria:”Si rivolga al Commissariato in Prefettura, tutte queste informazioni sono pubbliche. Adesso ci lasci lavorare abbiamo da fare, questa è una discarica a norma! Altro quello che è stato fatto per il passato, noi rispettiamo la legge!”.
Inutile spiegare che siamo in un parco naturale e che quello che stanno facendo è un delitto contro l’umanità, che i danni provocati all’ecosistema richiederanno secoli alla natura per essere riparati e con tutti i prodotti chimici presenti nei rifiuti è probabile che il danno possa essere irreversibile. Niente da fare, i tecnici sono insensibili a qualsiasi motivazione, nel frattempo alcuni grossi automezzi scaricano tonnellate di materiale inerte (argilla forse) che grosse pale meccaniche provvedono a spargere sul terreno.
I pochi contadini che si ostinano a coltivare la nostra montagna sono tenuti sotto stretta osservazione dalla Forestale, il Commissariato ha spianato ettari di terreno per fare questa strada larga oltre dieci metri in modo che i grossi autoarticolati possano raggiungere la discarica da via Zabatta in pochi minuti. I lavori in quota procedono spediti, sono già pronti i cordoli in cemento bianco e parte dell’impianto di pubblica illuminazione, a breve sarà anche asfaltata. Un domani la vista da valle potrà sembrare l’accesso ad un’enorme Luna Park.
Secondo gli insofferenti dipendenti del commissariato l’invaso sarà colmo, a questo ritmo, in un paio d’anni dopo di chè si passerà, forse, alla cava adiacente visto che la strada già c’è potremo contare in un grosso risparmio economico. Il problema è: come faremo quando anche l’altro “fosso” sarà pieno?
Mimmo Russo