Ponticelli (Napoli) - Domenica 8 febbraio alle ore 18.30 si è tenuta una manifestazione in ricordo dell’ultimo questore di Fiume, Giovanni Palatucci, presso la chiesa di S.Francesco e S. Chiara a Ponticelli. L’evento è stato organizzato dal commissariato di PS S.Giovanni-Barra, dall’Associazione Amici dell’Arte (sez.Campania) e dell’Associazione Promoteo. A coordinare il tutto il vice questore dott. Pietro De Rosa dirigente del commissariato S.Giovanni-Barra.
Ma chi era Giovanni Palatucci e cosa ha fatto di tanto importante? Queste le prime domande che vengono alla mente. Bene Palatucci nasce a Montella (AV) il 31 maggio 1909, si laurea in giurisprudenza e viene assunto in polizia come vice commissario presso la questura di Genova nel 1936. Si distingue subito per l’impronta umana che da al suo lavoro e per alcuni articoli leggermenti critici verso il comportamento delle forze di polizia dell’epoca nei confronti dei cittadini. Il suo lavoro letterario non fu gradito ai gerarchi e fu spedito a Fiume, in Istria, come dirigente dell’Ufficio Stranieri della questura. Li continua la sua opera umana aiutando molti ebrei ad emigrare perchè nel frattempo il regime fascista aveva emanato le famose leggi razziali. Il suo comportamento era inviso dai superiori, ma forse tollerato perchè eliminava il problema di dover gestire dei cittadini divenuti oramai indesiderabili alla classe dominante.
Il 25 luglio 1943 provoca un terremoto nella questura di Fiume, tutti i gerarchi si sciolgono come neve al sole e Palatucci si trova solo ufficiale presente in questura. Come primo atto sigilla tutti gli archivi in mano alla polizia degli ebrei istriani, e appena il duce rimonta in sella formando la Repubblica Sociale egli diviene questore di Fiume: una città di fatto controllata dai tedeschi che nel frattempo avevano invaso tutto il litorale Adriatico. Il primo atto da questore fu di farsi consegnare tutti gli archivi dei comuni istriani con i nomi degli ebrei. Ciò impedisce di fatto il rastrellamento della comunità ebraica della regione. Nel frattempo molti ebrei perseguitati dell’Europa centrale dai nazisti raggiungono Fiume e grazie al giovane questore vengono forniti di documenti falsi ed avviati verso la Palestina occupata dagli inglesi. In una sola notte permette la fuga di oltre 5mila persone, ma oramai la Gestapo era sulle sue tracce e il 13 settembre 1944 viene arrestato dal colonnello Kappler (quello delle Fosse Ardeatine ndr) e dopo un processo farsa avviato a Dachau dove troverà la morte il 10 febbraio 1945, solo due mesi prima della fine della guerra in Italia. Aveva solo 36 anni.
Il suo ricordo è talmente forte nei sopravvissuti della Shoah che a Tel Aviv nel 1955 gli dedicano una strada con 36 alberi, uno per ogni anno di vita. Mentre a Gerusalemme vengono piantati 5mila alberi: uno per ogni persona salvata. Solo nel 1995 lo Stato Italiano si ricorda di questo giovane eroe e durante una festa della polizia gli conferisce una medaglia d’oro al merito Civile. Il 21 marzo del 2000 si apre la causa di beatificazione che si conclude nel 2004 con la proclamazione di Palatucci come Servo di Dio.
Durante la manifestazione di domenica sera si alternano sul palco molti oratori fra cui il vicario del questore, il rappresentante del Rabbino delle Comunità ebraiche di Napoli che legge una toccante poesia, il regista Antonio Borriello, lo storico militare Flavio Russo. Intervallati dalle note del concerto di musica classica eseguita dall’ensemble Salerno Musica diretti dal maestro Luciano D’Elia.
Tutti i discorsi mettono in luce la grande umanità di Giovanni Palatucci che, così giovane, si è trovato da solo ad affrontare un periodo tremendo della storia del genere umano. Si sottolinea il totale disinteresse per la propria vita pur di mettersi al servizio degli altri. Gli oratori evitano, diplomaticamente, di parlare di cosa facesse in realtà Giovanni Palatucci e cioè che per anni avesse sistematicamente violato le leggi di uno stato legale, quello fascista, per aiutare tante persone. Il questore Palatucci, all’inizio in silenzio,poi dopo il 1943 in modo intensivo, ha fornito migliaia di documenti falsi a disperati ai quali era già stato riservato un posto nelle camere a gas di un campo di sterminio. Il vicario del Questore di Napoli, alla domanda se l’insegnamento di Palatucci non fosse ancora attuale nei confronti di uno stato che chiede ai medici di denunciare i malati privi di permesso di soggiorno, svicola:” … ma no,oggi abbiamo leggi molto più democratiche. Non si preoccupi”. E’ vero l’eroismo di Palatucci a 65 anni dalla sua morte è ancora un tabu per le alte sfere della Polizia Italiana.
Una curiosità, a commemorare il Questore Santo in una chiesa al centro di un quartiere di oltre centomila residenti (Lotto Zero) molti poliziotti in divisa e non,qualche bambino e alcune signore residenti, una nutrita rappresentanza di Rom residenti in un capo vicino e una decina di cinesi venuti in delegazione. Oggi come nel 1943 Palatucci è sempre colui che tutela i diritti dei senza documenti, speriamo che lo facciano santo protettore dei clandestini.
Mimmo Russo