San Giuseppe Vesuviano - Se andate sul sito dell’Arpac (Agenzia regionale per l’ambiente) vi troverete, nella home page, la missione dell’ente: “sviluppare attività di prevenzione e controllo per tutelare la qualità del territorio e favorire il superamento delle molteplici criticità ambientali della Campania”. Date un’occhiata all’ambiente campano e capirete che qualcosa nei dieci anni di vita dell’Arpac non ha funzionato. Più che al controllo del territorio in senso ambientale l’Arpac si è dedicata al controllo del territorio in senso politico.

Pensate che si sia giunti a questa conclusone dopo che la magistratura napoletana ha tirato fuori la commistione affaristica tra Agenzia e lady Mastella & co.? Niente affatto, la considerazione era già stata ampliamente sviluppata nel marzo del 2005, quando l’associazione Gev-Azione Civile ebbe l’ardire di chiedere aiuto all’Arpac campano e sollecitare un intervento a tutela dei paesi dell’area vesuviana interna, i più soffocati dall’inquinamento da fumi provenienti dai quotidiani incendi di rifiuti speciali (plastiche, pneumatici, amianto, liquidi chimici, vernici).

Si badi bene, siamo in tempi non sospetti: non era ancora cominciata l’emergenza dei rifiuti solidi urbani disseminati nelle strade. Gev -Azione Civile raccolsero in un voluminoso libro fotografico la petizione-denuncia di migliaia di cittadini di San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, San Gennaro Vesuviano, Poggiomarino, Palma Campania, Terzigno, Striano. Chiedevano aiuto all’Arpac, così come ad un’altra decina di, cosiddetti, “tutori dell’ordine e della salute”. Supplicavano di ”fermate i fumi di rifiuti speciali che bruciano ovunque e che hanno causato nell’aria che respiriamo la decuplicazione degli indici di diossina e degli altri agenti dannosi che stanno arrecando danni irreversibili alla nostra salute e all’ambiente”.

Un libro denuncia, che tutt’oggi rimane un pugno nello stomaco, al quale l’Arpac con i suoi 5 dipartimenti provinciali, i 400 dipendenti di ruolo e i 200 precari, non si degnò, al contrario di altri, nemmeno di rispondere. Già perché l’Arpac era diventato un pozzo talmente senza fondo di: appalti, posti e voti (per l’Udeur della famiglia Mastella, secondo i giudici), che di ambiente ne capivano ben poco. Alla Alessandrina Lonardo, detta lady Mastella, e al suo assessore Nocera, anch’egli compare dell’Udeur (poi arrestato), non gliene fregava più di tanto di ambiente e salute, secondo la magistratura.

Non da meno sono stati gli amministratori dei Comuni asfissiati dalla diossina, qui nessuno ha mosso e muove un dito, eppure ne avrebbero il dovere. Così lo scempio di chi si arricchisce sulla pelle degli ignari cittadini, semplicemente bruciando ciò che andrebbe raccolto come rifiuto speciale e pericolosissimo, continua impunemente.