Napoli - “Il Partito del Sud sarebbe un’inutile sovrastruttura. Il meridione va aiutato facendo rete in Parlamento, non servono sigle o nuovi soggetti politici. Visti i nomi in campo, poi, si rischia di assistere al remake di quella fallimentare ‘stagione dei sindaci’, che per il Mezzogiorno fu un autentico boomerang”. E’ quanto sostiene Ermanno Russo, consigliere regionale del Pdl, nell’ambito della rubrica “In fondo, in fondo” del suo sito internet (www.ermannorusso.it).
Per il presidente della Commissione speciale di controllo sulle Politiche giovanili, disagio sociale ed occupazione “verrebbe innanzitutto da chiedersi che senso abbia rilanciare la questione meridionale se poi la si ghettizza nel tentativo di affidarla, in via preferenziale, ad un nuovo partito, come se si trattasse di un argomento appannaggio di una sigla o di un movimento e non di una questione nazionale e come tale prioritaria per tutte le forze politiche dell’arco costituzionale italiano”.
“Al di là di quest’errore di impostazione – spiega Ermanno Russo –, sorge poi un problema politico rispetto al tema proposto da governatori di regioni del Sud e parlamentari, anche autorevoli, dei partiti più disparati, tra cui alcuni di centrodestra e, segnatamente, del Pdl. Qui il problema è, appunto, politico. Non si capisce bene, infatti, che senso abbia attardarsi nella costruzione di inutili sovrastrutture come il Partito del Sud, dal momento che esiste un’assemblea deputata a ricercare soluzioni quanto più vantaggiose e favorevoli allo sviluppo del meridione: il Parlamento”.
Per l’esponente azzurro “l’impressione è che si voglia a tutti i costi aggirare i normali e tradizionali canali di democrazia, rappresentati dai partiti e dai gruppi consiliari parlamentari, per arruolare adepti sotto un vessillo, una bandiera, un emblema sempre nuovo e perfetto per partire per una nuova crociata. Ecco allora dov’è, a mio modesto avviso, l’errore: in questo particolare momento storico una crociata per il Sud sarebbe, oltre che sbagliata dal punto di vista politico, fortemente controproducente sotto il profilo tattico e della strategia. Ciò non aiuterebbe il Mezzogiorno ad avere più risorse o più possibilità in un lasso di tempo minore, bensì – conclude Ermanno Russo – ritarderebbe a dismisura il già farraginoso processo di rilancio di questa sconfinata area del Paese, procurando di fatto benefici ai soli aspiranti leader politici di questa nuova alchimia all’italiana. Chissà se i vari Lombardo e Bassolino su ciò hanno riflettuto”.