L´allarme del procuratore capo Giandomenico Lepore: è la prima volta che viene usata una molotov contro un magistrato, le dichiarazioni sono state rese al quotidiano la Repubblica, dal cui sito Unapagina le ha prese per i suoi lettori. Napoli - «Un´episodio gravissimo». Il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore condanna l´attentato alla Gip, e sottolinea «è la prima volta che viene usata una molotov contro l´auto di un magistrato o di qualcun altro». Il capo della Procura paragona la minaccia dopo la convalida degli arresti dei killer del musicista rumeno alla Pignasecca a un altro attentato di qualche giorno fa a San Giuseppe Vesuviano, dove un ciclomotore è stato fatto saltare in aria con un telecomando. Episodio finora tenuto segreto dalla magistratura. «Metodi insoliti, che fanno pensare a una diversificazione della tattica dell´aggressione».
Metodi insoliti e anche imprevedibili, secondo lei?
«Nel caso di San Giuseppe Vesuviano c´era anche la volontà di fare delle vittime. Le indagini - che nel caso della collega saranno condotte dalla Procura di Roma - dovrebbero portarci a individuare le modalità, ma anche indicare la gravità di questi gesti, una strategia del terrore che si fa strada anche all´interno della criminalità organizzata. Una cosa su cui riflettere noi come magistratura, ma anche le forze dell´ordine».
La giudice che ha subito l´attentato non aveva auto blindata né tutela. Ma la giustizia napoletana ha un problema annoso con i mezzi e la logistica…
«Purtroppo il ministero della Giustizia ha operato tagli alla spesa per oltre il 40 per cento. Questo significa che ora abbiamo enormi difficoltà in materia di auto protette. D´altra parte se dovessimo proteggere tutti i magistrati che fanno il penale ci vorrebbero macchine e uomini che dovremmo sottrarre alla tutela del territorio. Devo fare i salti mortali per dare una certa sicurezza ai nostri sostituti. Le nostre auto blindate hanno già fatto migliaia e migliaia di chilometri e sono poche. Molte volte i magistrati sono costretti ad andare in due nella stessa macchina. Non si tiene conto che la Dda deve sostenere accuse nelle varie procure dei distretti. È impensabile che chi va a chiedere ergastoli per i clan camorristi di Santa Maria Capua Vetere torni a casa con la propria auto. Neppure i miei aggiunti possono usufruire tutti di tutela e macchina blindata».
Rivolge dunque un appello al ministero della Giustizia?
«Non si può non tener conto che il territorio campano è ad altissima densità criminale, come quello siciliano. Il ministero deve convincersi che siamo diversi da Bolzano e intervenire con sollecitudine. Le parole sono inutili: se facciamo la lotta ai casalesi ricorrendo all´esercito anche il magistrato che sostiene l´accusa contro i clan “in casa” dei casalesi deve avere auto protette ed efficienti».
di Stella Cervasio