San Giuseppe Vesuviano - La coop. San Marco, titolare dalla fine del 2006 dell’appalto per la gestione dei rifiuti, è stata assolta dal TAR per l’interdittiva antimafia: non è un’azienda infiltrata dalla camorra. La storia comincia a settembre del 2006 quando la Sai s.r.l. vincitrice della gara d’appalto per la gestione dei rifiuti, riceve l’interdittiva antimafia. Il Comune, a trattiva privata, incarica la San Marco di gestire il servizio fino alla nuova gara, della quale a fine del 2008 arriva, finalmente, il certificato antimafia richiesto dal Comune, il cui esito non lascia appello: anche la San Marco non può avere rapporti con le pubbliche amministrazioni, tutti i contratti e gli impegni cessano all’istante. Il Comune chiama, sempre a trattativa privata, il Consorzio Gema per gestire il servizio.

Nel frattempo alla San Marco viene vietata ogni attività sui vari cantieri in gestione, fra cui San Giuseppe Vesuviano ove si ipotizza un credito di circa un milione di euro. I primi a farne le spese sono gli operai che non incassano gli stipendi dei primi tre mesi del 2009. L’amministrazione è irremovibile, difronte alle proteste dei sindacati il sindaco risponde :”Pagherò solo su sentenza”.

Oggi la situazione si è ribaltata, ci dice Girolamo Scuteri, dirigente della San Marco:” E’ presto per ogni iniziativa, il nostro ufficio legale sta valutando le azioni da prendere in seguito alla sentenza favorevole del TAR. Le nostre priorità sono: ristabilire l’onorabilità dell’azienda e chiudere tutti i conti che sono rimasti sospesi, nostro malgrado, con dipendenti e fornitori. ” Da dove nasce il provvedimento preso nei vostri confronti dalla Prefettura? “Per saperlo attendiamo le motivazioni della sentenza,oggi possiamo solo ipotizzare di essere finiti in mezzo ad una guerra di potere che ha come obbiettivo il controllo politico del comune di San Giuseppe Vesuviano. A breve incontreremo i vertici del Comune per chiarire la nostra posizione e chiudere tutte le pendenze, principalmente con gli operai, che sono le vittime innocenti di questa storia”.

Sono due le assurdità che si evincono da questa storia. Primo un’amministrazione non può legarsi ad un’azienda privata per trenta mesi e scoprire dopo di aver lavorato con dei camorristi. Secondo non sono necessari tre anni per fare una gara d’appalto. Inoltre la Prefettura non può impiegare trenta mesi per fornire un certificato cosi importante, per poi vederselo strappare da una sentenza del TAR. E’ da rivedere tutta la normativa antimafia, così come è composta sembra il gioco dell’oca.

                                                                                   Mimmo Russo