San Giuseppe Vesuviano - E’ cominciata il 6 maggio scorso e procede tutt’ora l’amministrazione controllata della Banca Popolare Vesuviana disposta dal ministro Tremonti su proposta del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. A garantire, fino al termine dell’iter, il regolare proseguimento dell’attività sono stati nominati i dottori Claudio Giombini e Claudio Fernando Aramini, che operano sotto la supervizione della Banca d’Italia. E’ stato poi nominato un Comitato di Sorveglianza composto da Michele Sandrelli, Enrico Amodeo e Pietro Casavola.
Tutto ha inizio il 21 ottobre dello scorso anno quando alla sede centrale della BPV di via Passanti entrano gli ispettori Stefano Pagliuca, Innocenza Zaffina e Lucia Canoro, devono svolgere, per conto della Banca d’Italia, una ispezione a tappero, accertare la regolarità della costituzione degli Organi sociali, quella del collegio sindacale e l’erogazione del credito, lo stato degli impieghi, l’organizzazione interna, nonchè l’esistenza di operazioni di riciclaggio.
Arriva il 9 gennaio di quest’anno e il collegio ispettivo comunica di aver raccolto un corposo dossier e concede ai vertici della Popolare novanta giorni per le controdeduzioni (frattanto è scaduto il mandato del legale rappresentante avvocato Angelo Carbone). Contemporaneamente escono i numeri della redditività della banca vesuviana, l’assemblea dei soci rinnova le cariche sociali, subentra un nuovo presidente (Luigi Ragosta). La Banca d’Italia procede spedita e chiede al ministro Tremonti la nomina di una Commissione Straordinaria, ai sensi dell’art. 145, la proposta è accettata.
La Banca Popolare Vesuviana fu costituita il 25 luglio 1991 grazie all’intuizione di commercialisti ed imprenditori. Divenne operativa nel gennaio del 1993. Lo scopo doveva essere quello di assistere la miriade di piccoli imprenditori (operanti nel settore tessile e dell’ambulantato) dell’area vesuviana interna. Agevolare il credito e far crescere le aziende, per lo più a conduzione familiare, strozzati dai lacci e lacciuli degli istituti di credito nazionali. La BPV nasceva con la speranza di tutti di un volano per l’economia della zona.
Se abbia o meno centrato l’obiettivo in questi anni questa è tutta un’altra storia. Conta, eccome, invece, che la Popolare si è trovata ad operare in una area altamente inquinata dalla malavita. Una situazione che ha sempre infastidito l’operato e l’esistenza della stessa BPV? Il sospetto (”gratuito”, è la difesa dei vertici della Banca) è che la Banca abbia potuto (anche involontariamente) agevolato se non favorito gruppi di persone e/o operatori in odore di camorra o dediti all’abuso del credito, a truffe o altro.
In tutto questo la Banca Popolare Vesuviana ha intrapreso una espansione territoriale con la filiale di Striano prima e di Nola dopo.