Roma - Piovono i ricorsi dei cittadini inquinati per riavere indietro le quote pari al 60 per cento della tassa sui rifiuti versata negli anni 2006 e 2007.  Apprendiamo, però, da fonti credibili, che i Comuni, vistisi invasi da tantissimi utenti esasperati, che hanno presentato i modelli di rimborso, sarebbero corsi ai ripari.

“A questi ritmi saremo costretti a dichiarare bancarotta”, è quanto i sindaci avrebbero esposto al commissariato per i rifiuti, al cui comando da pochi giorni è arrivato il super poliziotto De Gennaro.

Ecco allora che il governo Prodi starebbe per accorrere in aiuto delle amministrazioni comunali campane. Si sta studiando un decreto che proroghi la richiesta prevista, in base all’articolo 59, comma 2 e 3 del Decreto legislativo 507/93, ovvero, “la grave violazione delle prescrizioni del regolamento comunale sulla Tarsu”.

In poche parole sarebbe inapplicabile, se il decreto passasse, in tempi di emergenza che, “nelle zone in cui non è effettuata la raccolta dei rifiuti solidi urbani la tassa è dovuta in misura non superiore al 40 per cento della Tariffa”.

Netta la presa di posizione delle associazioni di difesa dei cittadini e dei consumatori. “Ciò che il governo vorrebbe far approvare secondo noi è incostituzionale”. Una manna dal cielo, invece, per i Comuni come San Giuseppe Vesuviano, le cui casse sono in sofferenza e che se il decreto di stop non passasse, sarebbero costretti a chiudere bottega.

Si ricorderà che a San Giuseppe Vesuviano il locale circolo di Alleanza nazionale si è fatto promotore, con la distribuzione dei moduli, della richiesta di rimborso per gli utenti sangiuseppesi. Vedremo come andrà a finire! 

                                                                          Leonida Ambrosio