Somma Vesuviana - Michele Auriemma è stato arrestato alle prime luci dell’alba dai Carabinieri del Nucleo Operativo del Reparto Territoriale Castello di Cisterna e dai militi della Stazione di Ottaviano, dopo un rocambolesco inseguimento tra Ottaviano e Somma Vesuviana. Auriemma, 45 anni, latitante, era ricercato dal 13 novembre scorso per non essere più rientrato nella casa lavoro, dove nell’ultimo periodo scontava la pena in seguito ad una condanna all’ergastolo.
L’Auriemma, all’atto dell’intervento delle forze dell’ordine, è riuscito a dileguarse nelle campagne circostanti l’abitazione dove si era rifugiato. E come la scena di un film, il fuggitivo vedendosi braccato ha tentato un ultimo estremo tentativo di fuga attraversando a piedi nudi la melma di un regio lagno. Quando ha pensato di avela fatta franca però è stato bloccato dai potenti fasci di luce di un elicottero dei carabinieri della Caserma di Pontecagnano di Salerno.
Michele Auriemma, alias “Michele Zì Bacc”, di Angelo, nato a Ottaviano 45 anni fa e residente in San Giuseppe Vesuviano alla via Santa Maria la Scala, fin da giovanissimo è stato un elemento di spicco ed un punto fermo della N.C.O. di Raffaele Cutolo. Malgrado la sua giovane età vanta un curriculum criminale di tutto riguardo, tanto che ha già scontato circa 20 anni di carcerazione per reati connessi alla criminalità organizzata. Scarcerato nell’aprile del 2000, dopo 10 anni consecutivi di galera, ha ripreso immediatamente la sua attività delinquenziale soprattutto in Ottaviano, suo paese d’origine, associandosi ad altri personaggi, primo fra tutti Domenico Pagano (deceduto nel 2007 a seguito di un agguato di camorra) con il quale avviò un’intensa attività estorsiva ai danni di imprenditori e commercianti di Ottaviano.
Auriemma è stato condannato recentemente quale autore e mandante dell’omicidio di Carmine Nappi avvenuto nel Luglio 2000 in Palma Campania, il movente del delitto andrebbe ricercato, secondo i giudici, nella circostanza che la vittima, negli ultimi 5 anni, aveva convissuto con Rosa Nappo, moglie dell’Auriemma.
Agli inizi del settembre 2000 sfuggì ad una pattuglia del Commissariato di San Giuseppe Vesuviano che lo sorprese nella flagranza del reato di porto di arma clandestina. Nella circostanza fu arrestato il suo complice Domenico Ambrosio. Alla fine dello stesso mese l’Auriemma venne catturato dal predetto Ufficio mentre si nascondeva in un’abitazione sita in Lavorate di Sarno. Quattro processi per stabilire la verità, per dare un volto e un nome alla persona che il nove luglio del 2000 uccise, a Palma Campania, Carmine Nappi.
In quella occasione un bambino, il figlio di Nappi, che era insieme al padre quando il killer premette il grilletto, rimase illeso per un miracolo. La richiesta del Procuratore Generale è stata accolta in toto. Al tempo non fu facile capire che il delitto Nappi non era maturato in un contesto malavitoso: la camorra non c’entrava. Dietro la morte del palmese ci sarebbe stato un movente passionale. Una storia di tradimenti. La moglie di Auriemma aveva un amante, Nappi per l’appunto. Il 45enne lo venne a sapere e decise di lavare l’onta con il sangue. Poi, una volta vendicatosi, lasciò la sua città, lasciò Napoli e si rifugiò in casa di un amico nel salernitano, che, per ironia della sorte, finì in manette perché sospettato dell’agguato.
Il puzzle si ricompose poco per volta. Quando fu tutto chiaro la procura chiese ed ottenne il processo per il marito giustiziere: non ci fu condanna, i giudici della Corte d’assise di Napoli si pronunciarono per un’assoluzione. Un anno più tardi il ribaltamento del verdetto. Clamoroso. La procura riuscì a spuntarla, l’Appello cancellò il verdetto di innocenza e stabilì l’ergastolo. Altro processo, il terzo della trafila. In Cassazione ancora un colpo di scena: la difesa (rappresentata dall’avvocato Vincenzo Mazza) ottenne l’annullamento della sentenza, ma con rinvio ad altra sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli. Ieri mattina è giunta anche la sentenza del quarto processo e la nuova condanna all’ergastolo.
I carabieni di Castello di Cisterna, agli ordini del tenente colonnello Antonio Jannece, hanno tratto in arresto anche Maddalena Esposito e Maria Duraccio, quest’ultima originaria di Ottaviano e residente a Somma Vesuviana. Le due donne sono accusate del reato di procurata inosservanza della pena perchè avrebbero fornito quotidianamente al latitante Auriemma, alimenti ed abbigliamenti, rinvenuti proprio nell’abitazione della Duraccio. Entrambe le donne sono state associate al carcere di Pozzuoli su disposizione del Sostituto Procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Nola.