San Giuseppe Vesuviano - Mercoledi 18 febbraio si è tenuto il consiglio comunale monotematico sull’arrivo della commissione d’accesso al Comune. L’appuntamento, tanto atteso dai cittadini, alle ore tutti presenti tranne Bobbio (AN) Carillo (FI) e Franzese (PD). Inizio alle ore 21. Si entra subito nel vivo con le forti proteste dell’opposizione rivolte alla presidenza perchè il consiglio era stato pubblicizzato da un manifesto del sindaco ben 5 giorni prima dell’avviso ricevuto dai consiglieri. Come al solito il presidente Randaccio ha fatto ammenda promettendo che la prossima volta sarà più rispettoso verso le opposizioni.

Prende dunque la parola il sindaco e fa la cronaca di tutti i proclami e i manifesti fatti da AN, sia in campagna elettorale che dopo,dando la sua opinione punto su punto. Comunica che la camorra al Comune non esiste e che anzi l’amministrazione è costituita parte civile nei processi contro il crimine organizzato. Ma non dice quali. Informa che ha accolto con piacere l’arrivo dei commissari, così la sua amministrazione avrà il suggello istituzionale tacitando ogni critica. Riferito a Nespoli (AN) ricorda che l’interrogazione parlamentare di ottobre 2007 è stata archiviata e che il consiglio di stato ritiene San Giuseppe Vesuviano “comune ineccepibile”. Ma che di quella interrogazione, per lui, ”tutto è parva materia, eccetto l’argomento spazzatura”. Con una prosa a metà fra il fumoso e il minaccioso avverte AN che non saranno accettati eventuali condizionamenti a livello governativo dei commissari prefettizi e che insistere su questo discorso butta solo fango sulla nostra cittadina. Dopo trenta minuti conclude, ma resta la curiosità di sapere quali documenti hanno chiesto i commissari. Top secret.

Apre le repliche Catapano (AN) che spiega l’arrivo dei commissari come il risultato di “un clima terribile nella macchina comunale provocato dai metodi di governo di Ambrosio. Nessun settore è risparmiato: voto di scambio, appalto per la pubblica illuminazione, abusi edilizi, gestione del personale, controllo di gestione, legge 328″. Mentre parla Catapano il presidente Randaccio abbandona l’aula senza farsi sostituire, e nell’incredulità generale il segretario comunale resta impassibile, solo il mormorio del pubblico obbliga il presidente a rientrare.

Duraccio (PD) legge un comunicato congiunto con il consigliere Franzese e ilcoordinamento del locale PD nel quale mette a nudo tutti i comportamenti disinvolti o al limite della legge dell’amministrazione Ambrosio. Si va dal “mancato rilascio degli atti pubblici, alla gestione fallimentare della ex zona industriale, il fallimento della raccolta differenziata, gli incarichi ad personam, ai lavori pubblici.

Interviene quindi Ambrosio (Italiani nel Mondo) che fino a tre mesi fa è stato uno dei pezzi pregiati della maggioranza ma che oggi siede all’opposizione. Risponde al sindaco tirando fuori il verbale del consiglio comunale della fine del 1991,quando l’allora sindaco Ambrosio A.A. ricevette la sfiducia costruttiva e fu eletto Ambrosio Arcangelo sindaco. Un consigliere all’epoca defini il sindaco “un titanno!”. Conclude dicendo “…ho un archivio molto fornito, che se tirato fuori può provocare uno tsunami…”

Il sindaco quindi replica. A Duraccio ricorda le tensioni nel PD e lo invita a “riflettere sulle sue scelte politiche”. A Catapano ricorda i suoi quasi “10 anni di amministratore e tutte le cose non fatte. Lo definisce un “traditore inaffidabile” per il suo passaggio di campo durante il ballottaggio con Ivan Casillo. Con Gennaro Ambrosio si arriva al volo degli stracci perchè si accusano a vicenda sull’uso di una stanza e sulla lettura di un quotidiano a spese del Comune, cose concesse quando era in maggioranza e revocate ora che è all’opposizione.

Da parte della maggioranza solo il consigliere Areniello interviene chiedendo che per il bene del paese si appianino tutti i contrasti. Nessuno degli altri 12 consiglieri di maggioranza sente il bisogno di spiegare il proprio comportamento su questa crisi alla cittadinanza riunita. Nessun assessore si sente in dovere di giustificare i suoi atti di fronte al consiglio. Niente è sembrata una riunione fra amici.

Dopo tre ore e mezza di parole fumose e larvate minacce, arrivate fino allo scambio di male parole con persone del pubblico, nessuno sa per quale reale motivo i commissari sono venuti nel nostro Comune e quali possono essere gli sviluppi.

                                                                             Mimmo Russo