San Giuseppe Vesuviano - La ormai perenne emergenza dei rifiuti in Campania è uno scandalo che chiama in causa tutti coloro che ad ogni livello hanno avuto ruoli di responsabilità in questa scellerata gestione. Nessuno può chiamarsi fuori, certamente non i sindaci della maggioranza dei comuni campani che non hanno dato alcun contributo serio alla soluzione del problema; anzi, lo hanno spesso aggravato con scelte sbagliate, in clamoroso ritardo, a dir poco dispendiose e, in definitiva, deleterie per la comunità.
Ciò che è avvenuto e, purtroppo, sta ancora avvenendo a San Giuseppe Vesuviano è esemplare da questo punto di vista. Per decenni capitolati d’appalto obsoleti e onerosi, senza alcun riferimento al rifiuto inteso come materia prima seconda, come risorsa, che potessero, anche gradualmente, far avvicinare il nostro paese a quegli obiettivi minimi di differenziata indicati dalla leggi nazionali ed europee e, soprattutto, indispensabili per raggiungere accettabili livelli di civiltà e di rispetto per l’ambiente.
Improvvisamente poi, il 1° marzo del 2006, si organizza, probabilmente sotto la pressione dei uno dei sub-Commissari della nefasta emergenza, senza un’adeguata preparazione ed in modo piuttosto dilettantesco, una raccolta differenziata “porta a porta” che si rivela, dopo pochi mesi, un’autentica presa in giro. Il giudizio severo tiene conto, si noti bene, anche delle gravissime difficoltà prodotte dalla chiusura in sequenza delle famigerate discariche, della questione ecoballe-Giugliano e dei problemi spinosi che hanno condotto all’avvicendamento della ditta vincitrice dell’appalto nel nostro paese.
Tutto ciò, o quasi, almeno direttamente, non è imputabile di certo all’attuale amministrazione; ma lo scempio che c’è oggi nelle strade di San Giuseppe poteva essere sensibilmente ridotto, non preoccupandosi solamente di ritirare “l’umido” per evitare che i cumuli emanino un fetore insopportabile.
Mi chiedo, e come me, penso, molti cittadini, perché almeno le buste di “multimateriale” non siano ritirate regolarmente; come mai il giovedì la carta rimanga sistematicamente lì dove è lasciata dagli utenti; perché poi i contenitori dei R. e F. ( pile e medicinali) non siano mai stati svuotati, divenendo così pericolosi ricettacoli e costringendo addirittura le farmacie a sigillarli. Gli unici a differenziare per davvero sono i benemeriti, forse abusivi, ma andrebbero aiutati a regolarizzare la loro figura professionale e, perché no, supportati, raccoglitori di cartoni e di materiali ferrosi.
E’ chiaro, a questo punto, che anche la raccolta differenziata è stata, com’è costume di questa amministrazione, un altro fatto di pura immagine, un provvedimento raffazzonato, senza alcuna seria ed indispensabile pianificazione. Si capisce, allora, che non è mai stato individuato un sito di stoccaggio, almeno per il cosiddetto “multimateriale” (alluminio, plastica, lattine ecc.). Non sono mai stati coinvolti per tempo i consorzi obbligatori del territorio. Né si è mai pensato di portare a conoscenza della cittadinanza le quantità di materie prime seconde raccolte, con obiettivi ben definiti e, magari, incentivi per i cittadini più virtuosi. Si è, quindi, in questi mesi raccolto in modo differenziato, quando si è potuto farlo regolarmente, ma si è conferito come sempre tutto in discarica. Non può essere spiegata altrimenti la paralisi di questi giorni.
Per i sangiuseppesi ligi al dovere, che continuano imperterriti ad osservare il calendario della raccolta porta a porta, diffuso e raccomandato a più riprese dall’amministrazione, una doppia fregatura, una presa per i fondelli che non potrà non avere negative ripercussioni sui futuri comportamenti dei meno sensibili. In primo luogo, a fronte di un maggiore impegno, del tutto trascurabile se si fosse ottenuto qualche risultato concreto, nessun miglioramento verificabile è stato prodotto, con tonnellate di rifiuti nelle strade e discariche abusive per ogni quartiere. In più c’è la beffa dell’aumento della tassa dei rifiuti solidi urbani, un 25% circa, giustificato all’epoca proprio con l’incremento delle spese della nuova raccolta differenziata, aumento di cui spero che qualcuno intenda chiedere conto prima o poi nelle sedi opportune.
In questo marasma, se la raccolta fosse per davvero differenziata, almeno una parte dei rifiuti, tutti quelli che non andrebbero, il condizionale è d’obbligo, conferiti in discarica, non avrebbe dovuto essere nelle strade. Il fallimento della differenziata dell’amministrazione Ambrosio, quindi, non dipende, come si vorrebbe far credere, esclusivamente dalla pur avvilente e critica situazione generale della Regione Campania, ma da colpe “storiche” ben precise, da carenze progettuali, da mancanza di coraggio e da un voluto pressappochismo che, già quando si mandavano gli inconsapevoli giovani della Protezione Civile per informare, cercammo inutilmente di far presente a qualche responsabile.
Alfredo Capozzi