Dieci anni fa se ne andò Fabrizio De Andrè. Troppo presto ci lasciò. Rimane il rimpianto di chissà quante opere d’arte avrebbe potuto ancora ricamare per noi. Ma non averlo avuto sarebbe stato peggio. Perché chissà invece quante cose ci saremmo persi lui.Le sue poesie-cantate non potevano mancare, attraverso i suoi versi abbiamo cercato di rendere il più utile possibile la nostra esistenza. Per testimoniare di essere vissuti. Viene in mente la frase di una delle sue celebri canzoni. “… sai, è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati …”.  Scoprii Faber nel 1980, dopo una tragica morte, quella del consigliere comunale di Ottaviano Domenico Beneventano. Lui amava De Andrè, al punto che la sorella di Mimmo fece incidere sulla sua tomba una canzone del cantautore genovese, che comincia così: “Dio di misericordia il tuo bel Paradiso lo hai fatto per chi non ha sorriso …”. La cosa mi colpì a tal punto che andai fino a Tempio Pausania, in Sardegna, a chiedere un autografo all’uomo di “Hotel Supramonte“. 

NUVOLE (1990)

Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.