San Giuseppe Vesuviano - E’ sufficiente che in una fredda serata di novembre, nella Città di San Giuseppe Vesuviano, si riunisca un Consiglio comunale, per far ben comprendere quanto sia poco elevato il livello qualitativo di politica locale ed amministrativa. Un livello che non è altrettanto basso quando si parla di inutilità prodotte, relativamente alla connotazione quantitativa: le assemblee consiliari sono puntualmente fiumi di parole, a volte burrascosi, a volte sornioni, a volte cantilenanti, che sfociano per lo più a notte inoltrata, tra la totalità dei consiglieri insonnoliti, un paio di cariche istituzionali che terminano il loro lavoro contingente ed i cittadini che stanchi, delusi ancora una volta, abbandonano l’assemblea. Ognuno ritorna alle sue piccole problematiche familiari, alle sue piccole gioie domestiche, cercando di comprendere perché quella sera, ha di nuovo creduto di poter assistere ad un incontro decisionale, importante per il proprio vivere quotidiano, e si è ritrovato di fronte ad uno spettacolo tragicomico, fatto di risa, occhiatacce e pacche sulle spalle.

Non vi è immagine più probante per dipingere il Consiglio comunale sangiuseppese che quella di un piccolo stuolo di operai che costruiscono un muro fatto di parole, giusto il tempo che qualche cittadino zelante accorso lo veda, per poi farlo crollare inesorabilmente un minuto dopo, a luci spente. Il Consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano è silente: due, tre protagonisti lo animano, nulla più. Non vi è consigliere comunale che interpreti e svolga il suo ruolo per davvero. Viene da pensare che nel momento in cui si varchi la soglia dell’aula consiliare, il cervello si rifiuti di entrare, di ragionare, presentare all’ordine del giorno iniziative varie, condividerle, migliorarle: null’altro che rispettare gli stessi cittadini che hanno conferito il mandato di rappresentanza politica.

Forse nemmeno a molti cittadini interessa che vengano rappresentati i propri problemi e le proprie idee, appurato che i consigli comunali di una cittadina di 24mila e passa abitanti dovrebbero avere quanto meno duecento spettatori, essere gremiti: non è così, il popolo intervenuto si conta sulle dita di una mano. Sarà colpa delle inconsistenti argomentazioni consiliari, opina qualcuno. Dato oggettivo è che pur variando continuamente il tema intavolato, non si evidenzia alcuna reazione da parte dei protagonisti dell’assemblea, se non per qualche futile polemica di politica “nazionale”, partitica.

Sia che si parli di un’interrogazione dell’opposizione, sia che si parli dell’assestamento del bilancio comunale o della zona industriale, l’atteggiamento dei consiglieri è immutato e perdurante: sguardi disinteressati, annoiati, conversazioni spicciole con il compagno di banco, ironie che i pochi coraggiosi cittadini accorsi stentano a comprendere, bicchieri d’acqua continuamente versati e bevuti per ingannare il tempo, e la mancanza di un maestro che per lo meno dia inizio al gioco del silenzio. Eppure, in ambito politico, il gioco del silenzio, quanto meno quello progettuale e propositivo, è inquietante e delude non poco.