L’inquinante più diffuso  è la diossina , in alcune aree della Campania, compresa l’area vesuviana, sono stati misurati tra 50.1 e 100 picogrammi di questa sostanza tossica e cancerogena (la legge pone il limite a 3 picogrammi.

L’Istituto Superiore della Sanità nel 2003 ha pubblicato l’articolo “I contaminanti ambientali con effetti endocrini: problemi e prospettive” di Francesca Maranghi e Alberto Mantovani: la diossina è detta “distruttore endocrino” capace di  danneggiare sistema endocrino e tiroide, tessuto scheletrico, sistema nervoso e cardiovascolare.

Il vero problema è quello di convincere le autorità locali vigilare seriamente affinché sia interrotto il continuo sversamento di inquinanti, vedi Regi Lagni e annesse vasche di origine borbonica. Utilizzare ogni mezzo legale per evitare che ignoti lascino  per le strade l’immondizia che viene sistematicamente bruciata.

A questi agenti indotti e contro i quali i Comuni fanno ben poco, vuoi per mancanza di volontà che di senso civico, si aggiunga che la Campania  e da sempre area di “gozzo endemico”, la carenza di iodio causa una crescita abnorme della ghiandola.

Non può passare inosservato che oggi le organizzazioni criminali e la stessa Regione campania utilizzano per lo smaltimento dei rifiuti, anche tossici, aree illegali e legali ma comunque ubicate in aree densamente popolate (Pozzuoli, Mondragone, Caserta, Nola, parco del Vesuvio) e sfruttate in modo intensivo sia per l’agricoltura che per l’allevamento. Conclusione: il cibo è inquinato.

                                                             Leonida  Ambrosio